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Sul rapporto di coppia...

Le nostre anime di notte

Kent Haruf, 2015.



Chi già conosce l’autore della “Trilogia della pianura” conosce anche la cittadina di Holt, che potrebbe somigliare a tante delle nostre realtà quotidiane. Una città piccola, dove bene o male ci si conosce tutti e tutti sanno tutto gli uni degli altri.

“E poi ci fu il giorno in cui Addie Moore fece una telefonata a Louis Waters”

Addie e Louis, i protagonisti, sono due anziani vedovi che si conoscono da anni. “Vivevano a un isolato di distanza in Cedar Street, nella parte più vecchia della città, olmi e bagolari e un solo acero cresciuti sul ciglio della strada e prati verdi che si stendevano dal marciapiede fino alle case a due piani”

Addie è una bella signora, ama il giardinaggio e stare con le amiche. Ha un figlio che vive in un’altra città. Louis è un insegnante in pensione, che ha lavorato sempre lì in città. Anche lui ha una figlia che vede raramente.

“Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me”. Quando scende la notte Addie fatica a prendere sonno perché si sente sola e vorrebbe parlare con qualcuno prima di addormentarsi. Chiede direttamente e spudoratamente a Louis di andare a dormire da lei, spiazzandolo con una richiesta così insolita. Louis rimane senza parole ma il giorno dopo va dal parrucchiere a sistemarsi, chiama Addie e inizia ad andare, quasi di soppiatto, a dormire a casa sua.

Nasce tra i due un’amicizia tenera e sincera, senza pretese. Ovviamente la gente di Holt non vede di buon occhio questa strana coppia e giudica riprovevole questi comportamenti. Scherniscono Louis al bar facendogli battute allusive sulle sue notti, mandandolo in bestia. Il figlio di Addie addirittura non accetta l’amicizia così intima della madre con il suo ex professore di scuola. Addie, dal conto suo, sa che non sta facendo niente di male e non ha vergogna di quello che sta succedendo, lei sdrammatizza e dice a Louis che era inevitabile che la gente parlasse del loro rapporto.

Questi due signori mi piacciono tanto, trasmettono un’energia positiva quando decidono di mettersi in gioco e riprovare a trovare sentimenti e intimità che la società non reputa adatti alla loro età! Mi piace perché si comportano sempre con garbo ed educazione. Si prendono cura della loro età pensandola come qualcosa di prezioso e fertile; sanno avvicinarsi, percepire il respiro dell’altro.

Quando il figlio di lei cerca di dissuadere la madre a continuare con questa storia ho provato a osservare la situazione dal suo punto di vista. Probabilmente mi comporterei anch’io così, vergognandomi del comportamento del mio genitore. Però è anche vero che tutti noi abbiamo diritto a vivere fino alla fine con un po’ di felicità. La solitudine degli anziani a volte li fa ammalare di più. La compagnia serena dell’altro non può che far bene.

E’ per questi semplici motivi che consiglio di leggere questa breve storia, per ri-trovare quelle profondità di sentimento e desiderio che i personaggi di questo libro ci invitano prendendoci per mano, per non aver paura a chiedere compagnia, avere il coraggio di cercare sempre la felicità.


A cura di Marta Pozza

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